Nell’ultimo decennio, con l’avvento dei social, si è avuto un vero e proprio stravolgimento per quel che riguarda la comunicazione tra gli esseri umani.
Ognuno di noi, attraverso uno smartphone, un tablet o un pc, è in grado di connettersi con qualsivoglia persona presente nel punto più remoto del nostro pianeta. È indiscutibile il notevole vantaggio che il progresso tecnologico e scientifico ha apportato in questo campo.
Vorrei però soffermarmi ad analizzare un aspetto, che oggi per molti è quasi allarmante, sulla paradossale perdita della capacita di comunicazione tra gli individui. L’incontro con l’altro è fatto non soltanto di parole semplicemente pronunciate, ma insieme ad esse esiste una gestualità che trasmette tutte le emozioni che l’individuo prova quando incontra l’altro: la gioia, la rabbia, la tristezza, l’indifferenza, finanche l’ipocrisia, non possono essere ben percepite attraverso una parola scritta, anche se accompagnata da una vasta gamma di espressioni multimediali (le cosiddette emoticons) che oggi ci vengono fornite dai nostri sempre più complessi mezzi di comunicazione.
La nostra comunicazione dunque sta correndo il pericolo di diventare una non comunicazione, perché priva delle espressioni più profonde dell’animo umano, e di favorire soprattutto nelle nuove generazioni una solitudine che può portare a delle gravi conseguenze: rifugio nell’alcol, nella droga, nel gioco, etc.
Sebbene questi mezzi di comunicazione ci mettono in contatto con più persone contemporaneamente, il pericolo che nascondono è quello di farci ammalare dell’alta velocità dei rapporti interpersonali, finendo così per farci assomigliare più a dei robot che a degli esseri umani.
Penso a quei tempi lontani, a quando nella antica Grecia i filosofi, riunendosi nel simposio, parlavano di tematiche che hanno sempre accompagnato l’essere umano sin dalla sua prima comparsa sulla terra: Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Esiste l’anima? Esiste Dio? Tutti interrogativi che sembrano non interessare più l’uomo degli “slogan” e dei messaggi abbreviati.
In effetti, spinti da questo progresso tecnologico, ci stiamo tuffando nella società della gratificazione immediata e istantanea mortificando il valore dell’impegno costante e del sacrificio. La soluzione è quindi un ritorno alla filosofia, non solo come amore per il sapere, ma come strumento che possa aiutarci a vivere una dimensione più umana e forse anche più felice.