Si tratterrebbe di un errore. Così sono morti 176 passeggeri che si trovavano sul Boeing 737 della compagnia ucraina precipitato mercoledì 8 gennaio a soli pochi minuti dal decollo dall’aeroporto di Teheran.
Per un mero errore.
Non solo gli attacchi all’ambasciata americana, la reazione di Trump che ha portato all’uccisione del generale iraniano Soleimani e la controrisposta con il successivo lancio di missili a danno di due basi americane in Iraq. Già le tensioni erano arrivate alle stelle. Ci mancava anche un razzo contro un jet ucraino che gli iraniani avrebbero scambiato per un velivolo nemico. Così almeno sembrerebbe. Non vi è ancora certezza di nulla, anche se gli americani avrebbero testimonianze e prove fotografiche che darebbero per certa la colpevolezza iraniana. Spetterà adesso ai team incaricati di verificare se si sia trattato di un attacco terroristico, di un drone o più semplicemente di un problema tecnico.
Ma facciamo un passo indietro e torniamo alla mattina di quel tragico mercoledì 8 gennaio. Un Boeing 737-800 di Ukraine International Airlines decolla dall’aeroporto di Teheran, in Iran. Trascorrono solo due minuti e un missile di fabbricazione russa ma appartenente all’esercito iraniano viene sganciato contro l’aereo civile. A bordo 176 persone di cui 167 passeggeri, tre piloti e sei assistenti di voli.
Da quel momento in poi confusione, incertezze, accuse e smentite. L’intelligence americana sostiene la tesi di missili antiaerei che si sarebbero abbattuti contro il velivolo ucraino anche se soltanto uno avrebbe colpito la fusoliera. Tesi dimostrata da alcune informazioni raccolte dai satelliti. Un’ipotesi confermata la stessa sera dell’incidente anche dal primo ministro canadese Trudeau secondo il quale “l’aereo sarebbe stato abbattuto da un missile terra-aria iraniano”. Teheran tiene a smentire questa tesi ma la ragionevolezza degli americani si ritroverebbe anche in alcune foto termiche. Da una approfondita analisi si vedrebbe l’accensione di un radar, il lancio di almeno un missile, la scia e il forte bagliore provocato dall’impatto con il Boeing.
Scenari ancora tutti da verificare. Qualora fosse supportata la tesi di un problema tecnico al velivolo ci poniamo la domanda come mai dalla cabina di pilotaggio non sarebbe arrivata alcuna comunicazione di emergenza e il perché della sparizione improvvisa dai radar una volta raggiunti gli 8000 piedi, 2.438 metri. Mentre, laddove il velivolo fosse stato colpito da un missile, l’interrogativo è come sia potuto rimanere in aria per altri tre minuti prima dello schianto.
In un rapporto preliminare di tre pagine l’ente iraniano dell’aviazione civile ha confermato che il Boeing ha virato a destra dopo un problema, facendo rotta verso l’aeroporto.
Il presidente iraniano Rouhani ha garantito piena collaborazione al suo omologo ucraino, il presidente Zelensky. Chiamati anche 45 investigatori ucraini che insieme ai vari team formati dovranno far chiarezza sull’ennesima tragedia dei cieli. Solo le scatole nere (che la Repubblica islamica ha deciso di non inviare negli Usa ma a quanto sembra avrebbe chiesto l’aiuto dei francesi del Bea) potranno rivelare la verità e capire se si è trattato di un guasto tecnico o se davvero quel velivolo è stato intercettato come un nemico o peggio ancora se si è trattato di un errore che ha portato alla morte 176 vittime innocenti di una “guerra” molto più grande di loro ma mai tanto grande quanto fosse la loro vita.