In questo terribile momento che stiamo vivendo a causa della pandemia da coronavirus, abbiamo scoperto di essere terribilmente fragili. Abbiamo pronosticato la nostra vita a lungo termine e stiamo scoprendo che non sappiamo se ci sarà un domani.
Non si tratta di una guerra, se ci fosse, potremmo ribellarci, rovesciando governi, ma purtroppo non è così. Stiamo combattendo contro un nemico invisibile che mina la nostra salute e mette in ginocchio la nostra economia, siamo giunti ad una realtà che cerchiamo di nascondere: siamo fragili, inermi e deboli. Inseguiamo la speranza che la scienza ci salverà da questa catastrofe, ma seppure arriverà l’agognato vaccino, chi ci assicura che non arriverà un virus ancora più letale di questo? E chi restituirà le persone che abbiamo già perso? L’uomo materialista contemporaneo, crede che esista solo quello che viene percepito dai nostri sensi, e l’interiorità? Non si vede; eppure la cosa più certa di lei, chi la coltiva la sente, è che oggi più di ieri siamo obbligati a coltivarla.
In questo lento scorrere delle nostre giornate stiamo scoprendo una profondità, essenziale che era seppellita sotto il superfluo, da essa stanno uscendo tanti gesti di solidarietà; come quello della studentessa di medicina, Federica de Masi che sta raccogliendo fondi per ospedali impegnati in prima linea per la lotta contro l’infezione; idem dicasi dei medici e infermieri che hanno deciso di continuare a lavorare, consci del fatto che possano rimetterci la vita per la causa. Per non parlare dei medici cinesi che sono venuti in Italia e si stanno mettendo in gioco pur di soccorrerci.
E’ in questi momenti che emerge il nucleo fondamentale dell’umanità che ha insito dentro di sè quello della solidarietà, del mutuo soccorso, e che senza di esso ci resterebbe solo l’estinzione, e a popolare la terra non rimarrebbero che virus e batteri insieme a qualche robot, in memoria di un’umanità che ha rincorso più una tecnologia futile a danno di una crescita interiore, e sulla cui sopravvivenza ai virus bisognerebbe ancora indagare.
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Bellissimo