In questo periodo di distanziamento sociale, a causa della pandemia da Coronavirus ci siamo ritrovati in un mondo dove i nostri stili di vita hanno subito un improvviso ribaltone: baci e abbracci sono diventati delle armi e non andare a trovare amici e genitori sono diventati gesti di amore.
Inoltre stiamo assistendo sorprendentemente ad una rinascita della natura, i nostri mari si stanno ripopolando di specie di organismi viventi che non si vedevano ormai da tempo: delfini, squali e pesci di varie specie si stanno riappropriando dei loro habitat naturali; l’inquinamento atmosferico si è ridotto notevolmente e la natura ci sta regalando degli scenari che la nostra generazione poteva solo immaginare.
È come se la natura ci stesse dicendo non ha bisogno dell’essere umano, anzi senza di lui addirittura sta meglio, rifiorisce. Che cosa sta succedendo? Animali uccisi barbaramente e immessi nei mercati illegali in Cina, perché utili alla medicina tradizionale ed ancora, animali come rane, pipistrelli, topi, scimmie, scotennati e scuoiati per essere mangiati ancora vivi, stiamo forse esagerando?
È noto ormai che questa pandemia da Coronavirus, si è originata per un salto di specie che il virus ha fatto dal pipistrello all’uomo e tutto ciò ci induce a riguardare determinati stili di vita che gli esseri umani, vuoi per cultura o per tradizione, hanno adottato sino ad ora, ed anche a considerare di conferire alla scienza il giusto ruolo nella regolazione dei complessi rapporti dell’uomo con la natura, ricordando che noi tutti siamo degli ospiti su questo pianeta e non dei padroni.
La Natura si sta dunque comportando come un’araba fenice che risorge dalle proprie ceneri, riuscendo a stupire il mondo intero per la sua resilienza, quasi come se ci dicesse che alla fine nonostante tutto è la vita a trionfare.