Di Nicola Dente Gattola
La recente informativa in Senato sulla crisi sanitaria in atto, ha riportato al centro della scena Matteo Renzi, che negli ultimi tempi, sembrava politicamente in affanno.
Carriera politica che ha raggiunto il suo vertice nel febbraio 2016 allorquando sostituisce a Palazzo Chigi Enrico Letta. Sino a quel momento l’ex boy scout, non aveva sbagliato nessuna mossa, riuscendo a scalar i democratici, proponendosi come il “nuovo” che avanzava, e che avrebbe travolto la vecchia politica. Insomma la risposta migliore all’antipolitica imperante.
Tutto fila liscio, fino a quando non propose il referendum che voleva cambiare la struttura dello Stato. Il Referendum prevedeva il passaggio dal bicameralismo al monocameralismo. La mossa lo avrebbe potuto consacrare come una sorta di padre della patria, ma la consultazione viene presentata come una sorta di referendum sulla persona di Renzi, che per altro oltre a condurre la campagna referendendaria in modo forse un po’ “guascone”, promette anche il suo ritiro dalla scena politica in caso d’insuccesso.
Risultato? Il progetto di riforma istituzionale viene bocciato dagli elettori e qui Renzi, lascia Palazzo Chigi, illudendosi di poter continuare a condurre il gioco. Sarebbe stato molto meglio, per la sua carriera politica, restare Presidente del Consiglio e gradualmente risalire nel gradimento. In seguito vi è un lungo periodo in cui il buon Matteo ha lasciato e ripreso il ruolo di segretario del Partito Democratico, partito che controllava via via sempre meno.
Si arriva, all’agosto di quest’anno in cui da semplice Senatore, tra la meraviglia generale si spende per l’alleanza tra dem e pentastellati favorendo la nascita del governo Conte Bis. Nel seguire forse una sua strategia, annuncia la sua uscita dal Partito Democratico, con la creazione di un nuovo soggetto politico “Italia Viva” che nasce come forza di appoggio al nuovo esecutivo. Un altro grave errore! A conti fatti, costituisce l’ennesimo partitino, destinato ad avere vita grama.
In piena emergenza da pandemia, in Senato, qualche giorno fa, nella sua filippica, critica aspramente il premier Conte usando parole molto forti.
Preavviso di una crisi di governo? Le cartucce non sono molte per Renzi, di sicuro questa è un’altra tappa di un percorso politico personale tormentato.
La verità è una sola: l’ex premier trae la sua difficoltà dall’essere un prototipo di politico da sistema maggioritario che fa fatica ad adattarsi a logiche del proporzionale e questo spiega i suoi continui alti e bassi.
Le incertezze della politica italiana fino ad oggi gli hanno consentito di rialzarsi sempre… Ma cosa succederà in futuro?
1 Commento
Renzi non si è mai mosso invano e tutte le volte che si è mosso è sempre restato a galla. Mai affondato. Se stavolta si è mosso così è perché ha le sue buone ragioni, sa bene interpretare l’umore che hanno oggi tanti italiani falcidiati non solo nei loro affetti, ma anche nelle loro attività economiche, da una emergenza gestita male fin dall’inizio che ci allontana dall’Europa e rischia di consegnare l’Italia alle mafie degli approfittatori e degli usurai. Se Renzi ha favorito la nascita di questo governo a cui pareva allora non ci fossero alternative e che ha depotenziato notevolmente il M5S, probabilmente sarà anche lui a decretarne la fine, quando i tempi saranno maturi e una personalità di alto livello potrà sostituire Conte. Purtroppo siamo passati dal “mi consenta” di Berlusconi all’ “io consento” di Conte” un piccolo passo per un piccolo premier, ma un grande salto per la democrazia italiana..nel buio