Ezio Bosso ha lasciato la vita terrena e la musica internazionale perde un eccelso protagonista. La sua anima è stata colma di queste doti artistiche e a soli quattro anni ha iniziato la lunga passione per il piano.
Nella sua famiglia c’era anche il fratello musicista e così a 16 anni, dopo un lungo apprendistato, esordisce in Francia ed incomincia a girare l’Europa. Ma l’incontro con Ludwig Streicher segna una svolta nella sua carriera artistica, che lo porta a studiare Composizione e Direzione d’Orchestra all’Accademia di Vienna. Sembrava avviato ad un successo senza limiti, ma un destino infausto lo attendeva. Nel 2011, subisce un intervento per l’asportazione di una neoplasia e viene anche colpito da una sindrome autoimmune. In un primo momento queste patologie non gli avevano impedito di continuare a suonare, comporre e dirigere. Purtroppo il peggioramento di una malattia neurodegenerativa, verificatasi l’ha costretto nel settembre 2019 alla cessazione dell’attività di pianista, avendo compromesso definitivamente l’uso delle mani.
Negli anni novanta ha partecipato a numerosi concerti sulla scena internazionale, nei quali si è esibito, sia come solista, sia come direttore o in formazioni da camera. Ha tenuto corsi in Giappone e a Parigi, partecipando ad alti livelli alla vita musicale della scena contemporanea. Ha diretto tra le altre orchestre in Italia e all’estero. Dal 1º ottobre 2017 al 14 giugno 2018 è stato direttore stabile residente del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.
Il grande musicista, pianista, direttore d’orchestra compositore, è morto nella sua casa di Bologna a soli 48 anni. La sua malattia neurodegenerativa l’aveva costretto anche a muoversi in carrozzella. Nonostante la sua vita fosse segnata, il pianista non solo non si è mai arreso, ma, anzi, combatteva fieramente con coraggio e allegria. La passione verso la musica aveva forgiato tutta la sua esistenza e per lui quest’arte era vissuta come una rinascita del corpo e dello spirito.
Nonostante l’impossibilità di suonare il piano aveva diretto con la sua orchestra, la Europe Philharmonic, lo scorso gennaio e aveva tenuto le ultime trionfali serate all’insegna di Beethoven e Strauss al Conservatorio di Milano per la Società dei Concerti.
Quando si trattava di dirigere si trasformava e trasmetteva il suo amore infinito verso la sinfonia e la musica coinvolgendo l’orchestra in un pathos emozionante.
Nella sua ultima intervista aveva usato frasi toccanti: “I miei orchestrali sono i miei fratelli, i miei figli. Ci sentiamo moltissimo ma non è lo stesso. Alcuni stanno vivendo un periodo di grande sofferenza, non possono più suonare, non hanno più un reddito”.
La sensibilità di questo grande artista è stata indimenticabile perché non smetteva mai di progettare il futuro. La sua immensa umanità resta nel ricordo del grande pubblico nella sua commovente esibizione al Festival di Sanremo. Ora Ezio è una stella del firmamento che non si spegnerà mai.