Un lavoro intenso della Guardia di Finanza che ha sequestrato otto locali a Roma, di cui quattro locali, che secondo la Dda appartenevano in realtà a una famiglia mafiosa. Nel frattempo che l’operazione era in corso, sembra certo che durante le settimane di lockdown, questa stessa famiglia criminale, era riuscita ad acquistare altri tre esercizi divisi in quattro punti vendita e persino un bar nella centralissima via del Corso. Si sta confermando il timore che proveniva da più parti e che il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho temeva lanciando da tempo l’allarme che comincia ad avere conferma. Infatti settori del sistema economico nazionale, e, soprattutto, ampi settori della rete commerciale, sarebbero passati in mano alle mafie per la crisi da coronavirus.
Stava avvenendo nella capitale ma per il momento è stato evitato per l’encomiabile azione del nostro apparato investigativo delle forze dell’ordine che prontamente sono intervenute, dopo che, per mesi, erano impegnate a fare rispettare il lookdown ai cittadini. Purtroppo il tema vero è il ritardo dei sostegni finanziari dello Stato, che ha favorito oggettivamente le mafie che hanno campo libero nell’approfittare delle condizioni di bisogno di tante attività.
Era comprensibile che i provvedimenti di chiusura delle attività commerciali, in termini così restrittivi, avrebbero avuto contraccolpi pesantissimi e irreversibili se non si fosse applicato un intervento urgente per fronteggiare questa ulteriore emergenza. Ancora oggi dall’approvazione del Cura Italia del 17 marzo scorso, non si è riusciti neanche a completare l’erogazione dei 600 euro di marzo ad almeno un 20% degli aventi diritto. Non parliamo, poi, della cassa integrazione, risulta che non è stata corrisposta la cassa integrazione ordinaria al 20% dei lavoratori che non percepiscono più lo stipendio, a cui si aggiunge la disastrosa situazione della cassa integrazione in deroga di cui ancora attendono di percepirla l’80%degli aventi diritto. Poi aver strombazzato di avere varato ai primi di aprile un”poderoso”intervento per 400 miliardi di liquidità alle imprese piccole, medie e grandi, é sembrato più di una presa in giro.
La Sace sino a ieri faceva sapere di avere offerto garanzie per circa 100 milioni di euro di finanziamenti, e cioè lo 0,025% del totale. Le pratiche si sono arenate per vari motivazioni tra ostacoli del sistema bancario e le solite lungaggini burocratiche nonostante le garanzie statali il provvedimento non decolla. Ora c’è l’altro decreto da 55 miliardi che ancora non è stato neanche pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale e, purtroppo, si continuano a registrare decisioni di operatori che non riapriranno poiché non hanno fiducia che questi aiuti finanziari giungeranno.
Nel frattempo le mafie sono pronte a inserirsi nei circuiti legali e riciclare in questo modo una liquidità immediata e notevole che può anche intervenire con”prestiti”usurai, manco a dirlo, ai commercianti o ai piccoli imprenditori in gravi difficoltà che, magari, cercano di resistere.
Un quadro assai allarmante e drammatico che interi settori dell’economia potrebbero finire o stanno già finendo in mano alle mafie. Non ci stancheremo di ripeterlo, se non si farà presto questo scenario diventerà realtà non solo a Roma ma in tutta Italia.