Il deputato grillino Riccardo Ricciardi si scaglia contro il “modello Lombardia” e le opposizioni si scagliano contro di lui
Ciò che è andato “in onda” ieri alla Camera dei deputati è stato semplicemente un teatrino “squallido” quanto “triste” che né gli italiani né i migliaia di morti causa Covid-19 hanno meritato. Ci siamo trovati di fronte una pandemia che ci ha letteralmente uccisi. Un’epidemia che i più giovani hanno conosciuto solo leggendo i libri di storia o ascoltando i racconti dei propri nonni. Un’emergenza nazionale dichiarata tardi, omissioni e bugie che hanno una sola origine, la Cina. Verità che se raccontate prima forse, ci avrebbero risparmiato di piangere i nostri cari e oggi, sempre forse, ci staremmo preparando per la stagione estiva, la più amata dagli italiani.
Ieri il Presidente del Consiglio aveva in agenda due informative. La prima alla Camera dei deputati alle 9.30, la seconda al Senato della Repubblica alle 12.30. Conosciamo oramai il rapporto scintillante che aleggia tra il governo e le opposizioni (e diciamolo, non è che anche all’interno della stessa maggioranza i rapporti viaggino in acque più tranquille). Ma mai come in questo governo del Conte 2 la miccia sembra sempre sull’orlo di prender fuoco innescando un incendio di portata nazionale dal quale non si può più tornare indietro.
E ieri è stato proprio uno di quei momenti. Al termine dell’informativa del premier Conte ha preso la parola il deputato grillino Riccardo Ricciardi. Ironizzando sull’operato del Presidente del Consiglio per non aver ascoltato prima i consigli degli allora alleati di governo e in particolare il numero due della Lega Giorgetti che, testuali parole, la “ricetta della sanità l’aveva”, Ricciardi si scaglia contro il “modello Lombardia” e contro tutto il centrodestra additandoli (riferendosi forse al governatore Fontana, forse a tutta la Lega) come i responsabili di “aver tagliato in poco più di venti anni 25mila posti letto e assegnando il 40% delle risorse alla sanità privata”. “Lei, signor Presidente del Consiglio, doveva fare come Gallera, che in conferenza stampa si presentava puntuale, e annunciava un ospedale per il quale hanno speso 21 milioni per 25 pazienti”. Parole dure che non sono passate inosservate né tra i banchi dell’opposizione né da alcuni esponenti della maggioranza e dallo stesso Movimento 5 Stelle.
Giorgetti, fuori dall’Aula insieme al ministro della Sanità Speranza, ha risposto a muso duro: “Tira male, io ve lo dico: qui finisce male. Qualcuno deve metterli in riga perché una roba del genere è inconcepibile, coi morti che ci sono stati…”. Queste le parole dell’ex sottosegretario della Lega che hanno trovato riscontro positivo in Speranza che scrollando il capo ha detto: “Hai ragione. Che ti devo dire? Hai ragione”.
Ora, non vogliamo entrare qui nel merito della politica. Sappiamo che la maggioranza si scontra sempre con l’opposizione e viceversa, ognuno facendo valere i propri pensieri, ognuno pensando di aver ragione sull’altro. Ma la cosa grave è che qui si sta facendo battaglia politica sulla pelle di migliaia di italiani morti e di chi oggi si trova a dover affrontare una situazione sanitaria, economica sociale e psicologica che li ha portati sull’orlo del precipizio. Tutto si può dire, che il governo abbia riposto bene o male alla pandemia, che il governo abbia sbagliato o meno a chiudere tutto, che il governo poteva o non poteva fare così o colà, ma nulla si può dire ad una Regione, la Lombardia, focolaio di un virus maledetto, che nel bene e nel male non abbia fatto tutto il possibile per salvare più vite umane possibili. Anche spendendo, se fosse vero, 21milioni di euro per salvare 25 persone. Tutto per salvarne anche una sola.
La Lombardia, così come tutta l’Italia e lo stesso governo, si è trovata a dover combattere una battaglia dalle dimensioni gigantesche. Commettendo errori? Forse. Poteva fare meglio? Anche qui forse. Chi non avrebbe potuto fare meglio. Tutti avremmo potuto agire in maniera diversa. Gli errori esistono per non essere commessi in futuro. Ma ora più che mai, tutti i colori della politica devono unirsi per combattere insieme uno dei più grandi conflitti che abbiamo incrociato dal secondo dopo guerra. Mossa poco elegante quella di scagliarsi contro i propri avversari politici colpendo al cuore di chi, soprattutto originario del nord, ha perso familiari, amici, colleghi… esseri umani.
Non abbassiamoci a livelli politici che non ci appartengono. Facciamo vedere al mondo intero quanto gli italiani sanno essere uniti di fronte a un’emergenza che non ci ha lasciato scampo. E allora sì che ci invidieranno e seguiranno non il “modello Lombardia” bensì l’intero “modello Italia”. Un sogno? Un desiderio? Forse, ma come si dice, a volte i sogni si avverano.