L’idea che il giudice sia “la bocca della legge” o stia in una campana di vetro sono visioni mitiche e inesistenti. Poi anche che i giudici siano scelti negli incarichi con criteri meritocratici, oggettivi anch’essi, sembra una chimera.
Un caso del passato lampante e clamoroso fu la mancata nomina al Csm di Giovanni Falcone, a consigliere istruttore, mentre fu scelto un magistrato più anziano. Ma ora stiamo assistendo ad uno scempio in cui naturalmente si conferma quel che sempre si è saputo e che non usciva fuori. Naturalmente si tratta di lottizzazione nell’ambito giudiziario che riguarda il sistema delle correnti che hanno ormai disfatto la magistratura italiana. Un caso viene narrato da Alfonso Sabella che è stato sostituto procuratore del pool antimafia a Palermo e oggi giudice del Tribunale del Riesame di Napoli che ha confermato un metodo davvero avvilente e mortificante: “Procura nazionale antimafia? Una quindicina di anni fa feci richiesta come sostituto procuratore nazionale, non presero nemmeno in considerazione la mia domanda, perché non feci il giro delle sette chiese. Sapevo che bisognava fare quella trafila. Ma non faceva parte della mia morale, era contrario ai miei doveri di autonomia e indipendenza”.
Sabella, che non fa parte di nessuna corrente dei giudici, ha esposto il suo punto di vista sullo scandalo sulla magistratura ed ha ribadito la necessità di modificare il metodo di elezione del Consiglio superiore della magistratura almeno per un certo periodo di tempo e, a tal proposito, afferma in modo perentorio.
“Lo dico con dispiacere, perché ho grande rispetto della nostra Carta, ma la riforma dell’articolo 104 della Costituzione è inevitabile. Dobbiamo procedere, almeno per qualche legislatura, con il sorteggio dei componenti del Csm”.