Da tempo il social network Twitter subìva pressioni circa la fondatezza di alcuni tweet pubblicati giornalmente. Così il colosso di Jack Dorsey, lo scorso 11 maggio, ha deciso di operare un fact checking (ovvero una verifica puntigliosa dei fatti e delle fonti, tesa a valutare la fondatezza di notizie) sui tweet che ogni giorno vengono cinguettati dai vari utenti. Il caso ha voluto (o forse tanto caso non è) che nel mirino sia finito il Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump dopo aver pubblicato due tweet martedì mattina. “Non c’è alcuna possibilità (ZERO) che le votazioni per posta siano qualcosa meno di una sostanziosa truffa”, aveva cinguettato Trump rilanciando la sua offensiva contro il voto per posta che alcuni Stati stanno implementando come misura precauzionale contro la diffusione del Covid-19.

Il social network, giudicando le sue dichiarazioni “infondate”, ha aggiunto sotto il tweet un punto esclamativo di allerta che rinviava alla verifica delle informazioni: “Get the facts about mail-in ballots” (informati sui fatti relativi alle votazioni per corrispondenza), c’era scritto. Poi la conclusione del social: “Trump ha fatto dichiarazioni infondate sostenendo che il voto per posta comporterà brogli da parte degli elettori” o “elezioni falsate”. Con un particolare però che fa riflettere. Come ha fatto a giungere a tali conclusioni? Semplice, il social, secondo quanto sostenuto, ha confrontato le asserzioni del comandante in capo con quanto riportato da alcune fonti di stampa e in particolare da Cnn e Washington Post, che guarda caso sono le due tra le testate più odiate dal presidente americano.
Immediata la risposta del tycoon che ha prontamente twittato “I repubblicani sentono che le piattaforme dei social media mettono completamente a tacere le voci dei conservatori. Faremo dei regolamenti oppure li chiudiamo, perché non possiamo permettere che questo accada. Abbiamo visto cosa hanno cercato di fare, e non è riuscito loro, nel 2016. Non possiamo permettere che ciò accada di nuovo, in maniera più sofisticata. Proprio come non possiamo permettere che elezioni per posta mettano radici nel Paese”.

Intervenuto nella vicenda anche Brad Parscale, responsabile della campagna di Trump per il 2020 che in una nota ha dichiarato che “Abbiamo sempre saputo che la Silicon Valley avrebbe fatto di tutto per ostacolare e interferire con la trasmissione del messaggio agli elettori del presidente Trump”. “La collaborazione con i “controllori dei fatti” sui media è solo una cortina di fumo che Twitter sta usando per cercare di dare una falsa credibilità alle loro ovvie tattiche politiche. Ci sono molti motivi per cui la campagna di Trump ha portato via la pubblicità da Twitter mesi fa e il loro chiaro orientamento politico è uno di questi”.
E adesso il Presidente Usa va al contrattacco. Secondo una bozza che starebbe circolando sulla stampa americana, il tycoon sta pensando di modificare la normativa che fino ad oggi ha protetto i social Facebook e Twitter e l’azienda Google. Secondo la bozza, riportata da Reuters, l’Agenzia federale delle comunicazioni (Fcc), Trump vorrebbe rivedere la clausola della responsabilità dei contenuti pubblicati con l’inserimento di maggiori poteri di controllo sull’operato delle piattaforme social. La White House Office of Digital Strategy dovrebbe predisporre uno strumento per raccogliere le segnalazioni degli americani su una ipotetica censura dei contenuti da parte dei social network.
Il tycoon ha sempre difeso la libertà di pensiero e di parola. Un concetto ribadito anche all’interno di un suo tweet:“Le grandi imprese dell’hi-tech stanno facendo tutto quanto in loro potere per censurare le elezioni del 2020. Se questo dovesse succedere perderemmo la nostra libertà e io non permetterò che accada! Ci hanno provato nel 2016 e hanno perso. Ora impazziranno. Restate sintonizzati!!”. E ancora: “Twitter sta interferendo nelle elezioni presidenziali 2020. Stanno dicendo che la mia dichiarazione sul voto per posta, che porterà ad una massiccia corruzione e alla frode, non è corretta”, “Twitter sta completamente sopprimendo la libertà di parola ed io, come Presidente, non consentirò che accada!”.


Insomma, la “guerra” è più che mai aperta. L’epilogo di questa ulteriore sfida che Trump sta affrontando lo scopriremo solo col tempo. Ma una cosa è certa, sotto elezioni tutto può succedere e la storia insegna, anzi ne è la prima testimone. Escono fuori le più grottesche e fantasiose accuse contro l’avversario e il miglior amico può trasformarsi anche nel peggior nemico. To be continued…