Il Recovery Fund avrà una portata di 750 miliardi di cui 500 a fondo perduto e 250 elargiti come prestiti. L’Italia avrebbe diritto a 81,8 miliardi a fondo perduto e 90,9 a titolo di prestiti. E’ questa la proposta partorita dalla Commissione che verrà ufficializzata dai capi di Stato, ai quali spetta sempre l’ultima parola.
La riunione ci sarà il 17 e 18 giugno. Ma l’accordo, anche se dovesse andare a buon fine, potrà essere utilizzato non prima dell’inizio del prossimo inverno.
I Paesi più controversi (Olanda, Austria, Svezia e Danimarca), cercheranno di farlo approvare con controlli severi e, ancora una volta, Francia e Germania verranno chiamati a fare da arbitri nella trattativa.
La proposta della Commissione verrà legata al bilancio europeo del 2021-2027.
La presidente della Commissione Ursula von der Leyen, fiduciosa che la trattativa vada in porto, annuncia così la sua proposta: “Siamo stati incaricati dal Consiglio Ue di lavorare su questo modello su cui c’è un accordo di fondo. Il piano subirà parziali modifiche come accade nei negoziati, ma sono convinta che questa sia la risposta che dobbiamo dare per risolvere questa crisi acuta”.
Ma per la faziosa Olanda ci saranno molti punti da rivedere, e così dichiara: “È difficile pensare che questa proposta potrà essere il risultato finale. Le posizioni sono distanti e i negoziati saranno lunghi”. Come se di tempo a disposizione ce ne fosse tanto, devono finirla di giocare con il destino dell’Europa e dei suoi cittadini, la loro visione di Stato unito è ancora molto lontana. Meno lontana è invece la posizione dei danesi come quella del cancelliere austriaco che dichiara: “È positivo che sia garantito che i finanziamenti del Fondo per la ripresa siano limitati nel tempo e che questo strumento non porti a un’unione del debito permanente. Ciò che deve ancora essere negoziato è l’ammontare del Fondo e il rapporto tra sovvenzioni e prestiti”.
I punti di cui parlare saranno quattro:
- Il rapporto tra sovvenzioni e prestiti: Lo stesso Kurz si è fatto portavoce di una campagna che vuole escludere l’idea del debito comune prevedendo un erogazione di prestiti senza il fondo perduto. Il piano franco-tedesco però prevedeva 500 miliardi a fondo perduto. Olanda e Austria faranno una lunga battaglia cercando di abbassare notevolmente la quota del Recovery Fund e cercando di far ridimensionare le sovvenzioni, aumentando la parte riguardante il prestito.
- I fondi raccolti sul mercato e le tasse Ue: L’altro grande punto riguarda il finanziamento del Recovery Fund. Il bilancio comune al 2% del Pil Ue. L’obiettivo è cercare di avere un fondo di risorse, non versate ma esigibili, da usare come base per emettere obbligazioni. La raccolta di risorse è un dibattito acceso, i paesi riottosi si sono opposti fin da subito. Ci sarà da capire quanti fondi Bruxelles potrà rimediare dal mercato. Per ora pare che ci sia una proposta interessante da parte della Commissione per ripagare il debito e cioé attingere da nuove tasse: sulle emissioni, sulle grandi multinazionali, sulla plastica e una digital tax. Ma la trattativa su questo punto sarà lunga e decisiva.
- Contributi nazionali e gli sconti: Al centro del dibattito ci sarà da capire come far capo al bilancio europeo 2021-2027 che dovrebbe essere aumentato dai contributi nazionali, in parte per la crisi Covid-19 e in parte dall’uscita della Gran Bretagna dall’Unione. Paesi come l’Olanda, che negli ultimi anni si sono arricchiti, dovrebbero versare un contributo più alto in percentuale al Pil. Anche gli scontri saranno un punto caldo del dibattito. Nel bilancio 2014-20 Germania, Paesi Bassi e Svezia hanno ricevuto uno sconto sul versamento proporzionato al gettito Iva. Ad Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia, esattamente i quattro frugali, è stato garantito anche un rebate su quanto pagato in proporzione al Prodotto nazionale lordo.
- La rigidità del controllo esterno: Bruxelles ha previsto nel suo disegno che i soldi destinati al Recovery Fund siano monitorati da possibili frodi o sperperi mantenendo rigidità e rigorosità su “come” e “quando” possano essere utilizzati gli stessi fondi. Il pacchetto di Bruxelles prevede soprattutto investimenti nella transizione verde e nel digitale, nelle infrastrutture sanitarie e nei laboratori, nei settori strategici e nelle catene del valore essenziali in cui l’Ue punta a essere leader.
- La road map – I fondi per far fronte all’emergenza, come già anticipato saranno dunque disponibili nel 2021. Fino ad allora ci sarà uno stanziamento di 11,5 miliardi da utilizzare subito per dare una spinta alla ripresa e per aiutare le imprese messe più a rischio dalla pandemia e anche per il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile.
La strada è ancora lunga e in salita e, ancora una volta, i paesi più colpiti si ritrovano a combattere con i propri alleati per quali vantaggi si possano trarre dalla situazione. L’ignoranza di non capire che vantaggio possa esserci dall’unione concreta va ben oltre la loro immaginazione da piccolo borgo. E’ ora di dare più potere all’Europa e alla sua Commissione, perdere così tanto tempo per difendere gli interessi personali o nazionali quando c’è gente che nel frattempo è in rovina e aspetta dei contributi per ripartire è davvero disdicevole. Si deve sognare in grande, ma con una mentalità così piccola è quasi impossibile.