Il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco lancia l’allarme del grave rischio della crisi derivante dal coronavirus che rischia di rendere ancora più drammatiche le differenze tra chi possiede di più e chi di meno. Nella relazione finale il governatore esprime una forte preoccupazione sugli effetti sociali della crisi economica che porterà ad una riduzione del reddito del 20% per le famiglie con redditi inferiori che sarà “due volte più ampia di quella subita dalle famiglie appartenenti al quinto più elevato” ovvero al 20% che ha redditi maggiori.
Secondo la prima ricostruzione, il governatore dichiara che: “La disuguaglianza della distribuzione del reddito netto equivalente da lavoro, misurata dall’indice di Gini per i nuclei con capofamiglia di età inferiore ai 64 anni e in cui non si percepiscono redditi da pensione (il 58 per cento del totale), sarebbe aumentata di circa due punti percentuali al 37 per cento, toccando il valore massimo dal 2009, anno di inizio della serie storica utilizzata”.
Nella relazione si fa riferimento agli ammortizzatori sociali che dovrebbero “essere in grado di ridurre in misura rilevante l’incremento della disuguaglianza nella distribuzione dei redditi da lavoro dovuto all’emergenza sanitaria nel medio termine sussiste però il rischio che l’emergenza Covid-19 accentui le disuguaglianze, sia per la maggiore presenza di lavoratori a basso reddito nei settori con più elevato rischio di contagio e con minore possibilità di lavoro a distanza, sia perché gli ammortizzatori sociali offrono un sostegno di natura temporanea, a fronte di ripercussioni potenzialmente durature sulla capacità reddituale dei lavoratori più coinvolti”.
Poi nella parte conclusiva delle Considerazioni di Visco si mostra molta incertezza su futuro e si dichiara che “con il dissiparsi della pandemia potremo ritrovarci in un mondo diverso. Se intuiamo, in modo impreciso, e contrastiamo, con forza, la gravità delle conseguenze sociali ed economiche nel breve periodo, per quelle a più lungo termine, possiamo solo riconoscere di ‘sapere di non sapere'”.
Il governatore fa riferimento a Keynes e al periodo in cui si usciva dalla guerra dicendo che per tirarsi fuori dalle secche del Covid “… la migliore garanzia di una conclusione rapida è un piano che consenta di resistere a lungo , un piano concepito in uno spirito di giustizia sociale, un piano che utilizzi un periodo di sacrifici generali, non come giustificazione per rinviare riforme desiderabili, ma come un’occasione per procedere più avanti di quanto si sia fatto finora verso una riduzione delle disuguaglianze”. Quindi anche lui reputa che la crisi dovuta al Covid possa rappresentare un’occasione di rinascita e, naturalmente, serve l’aiuto attivo dell’Europa e un piano urgente di riforme.
Un ruolo lo sta giocando la Banca centrale europea, il cui consiglio “è intervenuto con immediatezza” e soltanto a marzo e aprile ha portato a 10 miliardi il ritmo d’investimento in Btp e affini del primo programma di acquisti, a cui “si sono aggiunti ulteriori interventi, di ammontare anche più alto, nel contesto del nuovo programma di acquisti” denominato Pepp. La discesa dello spread Btp-Bundnelle ultime settimane “è confortante; riflette l’azione della politica monetaria e le iniziative europee per il sostegno dell’attività produttiva e il lavoro e per il rilancio degli investimenti”. Ma il differenziale “è ancora quasi il doppio di quelli di Spagna e Portogallo, su valori che non trovano giustificazione nei fondamentali della nostra economia”.
La proposta della Commissione per il Recovery Fund segna per Visco un fatto importante che “sarebbe il primo passo verso un’unione di bilancio e il completamento del disegno europeo”, e quindi bisogna dire, secondo il governatore, che “abbracciare con convinzione quest’idea, per disegnarla compiutamente e pianificarne l’attuazione, è una necessità non derogabile. Ogni paese deve utilizzare le risorse messe a disposizione dalle istituzioni europee con pragmatismo, trasparenza e, soprattutto in maniera efficienze”. Ma Ignazio Visco mette in guardia da facili entusiasmi perché “i fondi europei non potranno mai essere ‘gratuiti'” perché “il debito europeo è debito di tutti”.
Visco crede fermamente nel ruolo dell’Unione europea che “è una risorsa formidabile per i suoi cittadini. La dolorosa esperienza della pandemia rende oggi ancora più forti le ragioni, non solo economiche, dello stare insieme. I timori e i pregiudizi reciproci riemersi con la duplice crisi dello scorso decennio, e che pure a tratti sono tornati a pesare su decisioni importanti in questa fase delicata, possono essere definitivamente superati e respinti con il contributo responsabile di ognuno. I paesi europei sono chiamati ad affrontare sfide comuni”.
Le sue valutazioni calcolano una stima di crollo del Pil che a fine anno potrebbe oscillare tra il 9% al 13%. Mentre per le ore lavorative si prevede un crollo del 10% e del 4% dell’occupazione in termini di “teste”, solo in virtù della cassa integrazione.
Afferma che “Per riportare la dinamica del prodotto intorno all’1,5 per cento (il valore medio annuo registrato nei dieci anni precedenti la crisi finanziaria globale) servirà un incremento medio della produttività del lavoro di poco meno di un punto percentuale all’anno.
Questo obiettivo richiede un forte aumento dell’accumulazione di capitale, fisico e immateriale, e una crescita dell’efficienza produttiva non dissimile da quella osservata negli altri principali paesi europei. Conseguirlo presuppone comunque una rottura rispetto all’esperienza storica più recente, richiede che vengano sciolti quei nodi strutturali che per troppo tempo non siamo stati capaci di allentare e che hanno assunto un peso crescente nel nuovo contesto tecnologico e di integrazione internazionale , la sostenibilità del debito pubblico non è in discussione”.
Sulla grave crisi fiscale indica una strada analizzando l’annosa questione; “Ciò che soprattutto ci differenzia dalle altre economia avanzate è l’incidenza dell’economia sommersa e dell’evasione che si traduce in una pressione fiscale effettiva troppo elevata per quanto rispettano pienamente le regole”, dice ancora il governatore che invita ad “un profondo ripensamento della struttura della tassazione, che tenga conto del rinnovamento di sistema di protezione sociale, deve porsi l’obiettivo di ricomporre il carico fiscale a beneficio dei fattori produttivi. Le ingiustizie e i profondi effetti distorsivi che derivano da evasione e sommerso si riverberano sulla capacità di crescere e di innovare delle imprese; generano rendite a scapito dell’efficienza del sistema produttivo”.
Infine svolge una riflessione sul ruolo del sistema bancario che la “profondità della recessione, nel medio periodo”, “non potrà non avere effetti sui bilanci bancari. L’aumento dei crediti deteriorati andrà affrontato per tempo, facendo ricorso a tutti i possibili strumenti, inclusi quelli per la ristrutturazione e la loro vendita”. Ecco perché, “qualora necessario, si dovrà essere pronti a percorrere soluzioni che salvaguardino la stabilità del sistema valutando” “strumenti in via preventiva per banche che versino in una situazione di serie, anche se presumibilmente temporanee, difficoltà”.
Visco riconosce che sono emerse criticità e ostacoli che lui definisce “frizioni” e “alcune lentezze” nelle pratiche per assicurare la liquidità alle imprese prevista dai provvedimenti del governo dovuto in gran parte anche alla “mole di domande eccezionale” e “problemi di natura organizzativa e differenze nelle dotazioni informatiche” ma si ritiene “fiducioso che nelle prossime settimane con la cooperazione di tutti i soggetti coinvolti si registreranno miglioramenti”.
Magari auspica un modifica e un miglioramento del provvedimento in oggetto per rendere più spediti i prestiti.