Non ci voleva quest’altra tegola sulla testa del governatore della Lombardia Fontana che viene tirato in ballo su una fornitura o commessa di camici ad una società di cui è compartecipe la moglie e di cui il cognato è responsabile del ceo.
Il presidente è indignato e preannuncia querele sullo scoop di Report e sulle anticipazioni del Fatto quotidiano. Il caso esplode in modo clamoroso al punto che Fontana ha diffidato Sigfrido Ranucci a mandare in onda il servizio dell’inchiesta che, comunque Rai tre manderà in onda.
A quanto pare doveva essere una donazione che si è trasformata in un acquisto e poi, come in un gioco di società, è ritornato ad essere una donazione. Il servizio di Giorgio Mottola è ulteriore legna sul fuoco di una Regione che è caduta nell’occhio del ciclone per le numerose inchieste giudiziarie relative alla gestione dell’emergenza relativa alla pandemia.
Non basta annunciare azioni giudiziarie verso l’informazione poiché adesso tutte le forze politiche di opposizioni richiedono chiarezza e trasparenza circa questa fornitura/donazione che ha determinato un vero e proprio pasticciaccio. Infatti il 16 aprile Aria Spa, la Consip della Regione, affida la fornitura di dpi alla società Dama che deve iniziare le consegne quel giorno, mentre il pagamento avverrà a 60 giorni e, infatti, il 30 aprile emetterà regolari fatture. Mentre il 22 maggio le fatture vengono stornate con una nota di credito in donazione poiché su questa fornitura si fa sapere dal ceo della società che c’è stato un errore e che l’ordine di 513mila euro di camici deve essere una donazione.
Ma gli attacchi non cessano, anzi aumentano per questa “gara non gara” che sarebbe avvenuta, qui sta il taglio grottesco, a insaputa di tutti i protagonisti, per una donazione che per magia diviene fornitura e poi ritorna nuovamente donazione.
Adesso si attende che al Consiglio Regionale e in sede politica Fontana faccia luce, spieghi ed esponga le sue ragioni su un procedimento di gara che prevedeva nella determina l’affidamento diretto non rispettando le regole della concorrenza e dell’evidenza pubblica.
La commissione di inchiesta istituita nella Regione Lombardia per indagare sulla vicenda sanitaria delle Rsa avrà un’ulteriore rogna da affrontare ascoltando per primo il presidente Fontana che poi dovrà riferire in Consiglio regionale sui fatti in oggetto.
Vengono sollevati anche forti dubbi e perplessità sulla consip lombarda, ovverosia la partecipata ARIA Spa, per la scarsa trasparenza e la discrezionalità con cui gestirebbe il capitolo delle forniture. Qualcuno comincia a chiedere da tempo a gran voce le dimissioni del governatore che sarebbe caduto per lo meno in un grave conflitto d’interesse avvenuto nel contesto in cui lo stesso Fontana insieme all’assessore Gallera, avrebbero gestito male la macchina amministrativa regionale e senza lucidità nell’affrontare l’emergenza covid 19.
Ora siamo di fronte, a tutti gli effetti, a una donazione, ma il fatto che Aria spa avesse agito con un affidamento diretto a un’azienda collegata al presidente Fontana, non è certo un fatto che deve essere comunque sottovalutato trattandosi, comunque, di un vero pasticcio, nella migliore delle ipotesi, al termine di tanti altri pregressi.
Fontana ha dichiarato che si tratta di un “ennesimo attacco politico vergognoso, basato su fatti volutamente artefatti e scientemente omissivi per raccontare una realtà che semplicemente non esiste. Agli inviati della trasmissione televisiva avevo già spiegato per iscritto che non sapevo nulla della procedura attivata da ARIA SpA e che non sono mai intervenuto in alcun modo”.
Nega in modo reciso, quindi, che si tratti di un conflitto di interesse poiché si giustifica afffemando di non essersesi mai occupato dell’intera vicenda. E afferma sicuro . “Il testo del Fatto quotidiano in maniera consapevole e capziosa omette di dire chiaramente che la Regione Lombardia attraverso la stazione appaltante ARIA SpA non ha eseguito nessun pagamento per quei camici e l’intera fornitura che è stata erogata dall’azienda a titolo gratuito“.
In realtà, invece, gli articoli precisano tutti questi aspetti della procedura, dall’ordine allo storno delle fatture, appunto, oltre un mese dopo. Si riportano la trascrizione del colloquio che Report ha avuto con Andrea Dini, ceo della Dama e cognato di Fontana, il quale, appunto, dichiara di essere intervenuto per stornare le fatture della commessa, solo dal 22 maggio, quindi, non a metà aprile, così che l’ordine è tornato ad essere una donazione.
La fornitura è relativa a camici, calzari e berretti, per un totale di 513mila euro che sarebberi stati ordinati con conferma da Aria Spa in considerazione di un’offerta ad una gara, lecito è il sospetto, quanto meno, che si sia voluto mettere una toppa ad uno scandalo che rischiava di scoppiare, come, poi, invece, è accaduto lo stesso a discapito della credibilità dello stesso governatore accusato di familismo.