Gli anni di piombo insanguinarono l’Italia facendole vivere un incubo collettivo. Bisogna ricordare sempre le vittime che con la loro vita lottarono il terrorismo rosso e nero. Un posto di rilievo merita Francesco Coco, procuratore generale presso la Corte d’appello di Genova, assassinato dalle Brigate Rosse poiché, durante il sequestro del magistrato Mario Sossi avvenuto nella primavera 1974 da parte delle Br, rifiutò qualsiasi trattativa per la liberazione. Il grave atto terroristico avvenne 8 giugno del 1976 e segnò un salto di qualità e il punto di svolta del terrorismo rosso, con l’inizio di azioni sempre più cruente.
Coco fu un giudice istruttore a Nuoro negli anni Trenta e, successivamente, sostituto procuratore generale della Corte d’appello di Cagliari, dove si occupò di tanti casi di sequestro di persona e banditismo. Poi divenne procuratore della Repubblica di Genova e nel maggio 1974 si oppose al rilascio degli otto detenuti ex-militanti del Gruppo XXII Ottobre per la liberazione del giudice e amico Mario Sossi, appunto sequestrato dalle BR, dopo che la Corte d’Assise d’Appello di Genova aveva espresso un parere favorevole.
Probabilmente con il consenso dello stesso giudice Francesco Coco, dispose per il rilascio a condizione della “stabilita incolumità del Giudice Sossi”. Ma lo stesso giudice Coco, una volta che avvenne la liberazione di Sossi, impugnò in Cassazione la decisione di liberazione sostenendo che il sequestrato, riportava leggere contusioni, e quindi, impedì il rilascio dei Brigatisti, segnando, in tal modo, la sua condanna a morte.
Così nel giugno del 1976 i terroristi eseguirono l’atto sanguinario ponendo fine alla vita anche di due agenti della scorta, il brigadiere di polizia Giovanni Saponara e l’appuntato dei carabinieri Antioco Deiana. I tre uomini vennero colpiti a morte da colpi di rivoltella e di mitraglietta Skorpion nei pressi della abitazione del magistrato.
Qualche giorno dopo alcuni militanti delle Brigate Rosse, fra cui Prospero Gallinari e Renato Curcio, durante lo svolgimento di un processo a Torino in cui erano imputati, rivendicarono l’omicidio del Procuratore Generale. Ma l’identità dei responsabili effettivi del sanguinoso agguato ancora oggi non è certa anche se il brigatista collaborante Patrizio Peci rivelò che avrebbero partecipato tutti i capi dell’organizzazione: Mario Moretti, Rocco Micaletto, Lauro Azzolini e Franco Bonisoli.
A distanza di anni è difficile risalire agli autori materiali di simili omicidi, avvenuti nella galassia farneticante delle Br, in cui tutti si sentivano in solido e in egual misura responsabili di questi assassinii. Rivedendo recentemente una grande trasmissione di Sergio Zavoli, intitolata la Notte della Repubblica, in cui il giornalista ebbe modo di intervistare tanti terroristi, si ricava una triste impressione di mediocrità mentale, miseria umana e mitomania mentale di questi criminali sanguinari che sognavano la rivoluzione proletaria e la dittatura comunista.