Storie che non si conoscevano
Ha destato una specie di meraviglia il fatto che il cantautore emiliano Francesco Guccini uno dei maestri del Cantautorato Italiano abbia in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera in occasione dell’imminente 80° compleanno fatto riferimento alle sue scelte politiche negli anni della cosiddetta Prima Repubblica.
Con assoluta sincerità Guccini ha dichiarato che votava per il Partito Socialista; Un fatto per alcuni sconosciuto, ma non per chi scrive.
Che la sua copiosa produzione musicale e letteraria avesse riferimenti espliciti alla propria propensione progressista è sempre stato chiaro: Sin dal drammatico affresco su Auscwhitz , il bambino che “ passato per il camino” si ritrova nel vento appariva limpida la sua contestazione agli orrori della guerra e dell’olocausto nazista e, parimenti denunciava la brutalità del Comunismo Sovietico e la contestazione giovanile soffocata dai carri armati : “ Son come falchi quei carri appostati, corron parole sui visi arrossati, corre il dolore bruciando ogni strada e lancia grida ogni muro di Praga…”
Un anarchico individualista, libertario, intriso di cultura nordamericana ma soprattutto padana ed emiliana, Guccini ha raccontato le stanze di “ vita quotidiana” ma ha anche viaggiato nella Storia e con la fantasia dei grandi narratori, un Salgari musicale che si perdeva fra le note dei talkin’ in stile dylaniano così come nel tango argentino.
Il suo radicamento emiliano così celebrato in molte novelle, ballate, canzoni, un indole narrativa dell’uomo che non sembra volersi staccare dalla sua Pavana, abbandonata la quotidianità della Città Capoluogo, ed una creatività che trasforma il padano in “ marinaio non vero” così come descrisse la sua gente nell’omaggio all’Emilia composta per Lucio Dalla e Gianni Morandi eroi coevi della grande stirpe musicale che ci ha regalato il dopoguerra.
Nella sua struggente confessione degli anni della sua vita e del suo difficile appuntamento con l’inevitabile capolinea Francesco Guccini ha confessato ad Aldo Cazzullo le sue preferenze politiche ed elettorali.
E’ stato un uomo schierato a sinistra ma non era comunista, questo non impediva di essere uno dei beniamini della sinistra parlamentare e non.
Il rapporto con PSI e con i Radicali era assolutamente laico, nessuna delle due formazioni ha mai “intruppato” organicamente gli artisti a meno che spontaneamente, per ragioni di impegno civile essi stessi volevano schierarsi ed aderire alla propaganda o alle singole battaglie politiche che essi agitavano. Guccini fu vicino ai compagni bolognesi nelle campagne municipali e partecipò a qualche concerto per il PSI durante la campagna elettorale europea del 1979.
Ho un ricordo vivido quando al palazzetto dello sport Gianquinto di Venezia tenne un concerto; ma prima delle note musicali era previsto il comizio di mio padre Bettino Craxi assieme ad una personalità straniera che mi pare fosse Willy Brandt.
La sala era stracolma di bandiere e tantissimi giovani erano assiepati ma soprattutto in attesa del menestrello emiliano.
Fu allora che con un colpo teatrale il leader socialista si ingraziò tutta la platea che lo ovazionò perché si rivolse a loro dicendo “ Ho capito che devo parlare poco..”
Alla fine anche Francesco Guccini salì sul palco fra un tripudio di garofani e battimani.
Questo è per raccontare una Storia. Una delle tante che magari si voleva tenere nascosta o, semplicemente, nessuno aveva più voglia di raccontare preferendo inchiodare Guccini in una teca di santone intoccabile di rivoluzioni mai realizzate.
E’ un uomo libero, con le sue idee, un artista del nostro tempo che si è preso le libertà di aderire, nelle stagioni diverse, alle idee o ai programmi politici che più hanno rispecchiato il suo pensiero; ha raccontato le storie di un’Italia che oggi forse non esiste più e lo ha fatto con grande acutezza e grazia letteraria. Per questo lo hanno amato in tanti, senza mettergli per forza in mano una bandiera.