Antonio Canepa, rappresenta a pieno titolo nell’immaginario un mito dall’indipendentismo e del separatismo isolano. Fu innanzitutto un pensatore, e un docente universitario che, poi, divenne anche uomo d’azione come comandante dell’Esercito volontario per l’indipendenza della Sicilia (EVIS).
Venne ucciso il 7 giugno 1945 in un conflitto a fuoco con i carabinieri e da allora in poi è reputato una sorta di Che Guevara dei siciliani. Il suo nome di battaglia fu quello di Comandante Mario Turri dell’EVIS e fu il capo di un partito armato che sognava una Sicilia indipendente e democratica con il simbolo della Trinacria come vessillo della propria bandiera.
Discendente da una famiglia di origini genovesi, visse a Palermo, studiò dai gesuiti e si laureò in legge nel 1930. Si legò già nel 1933 ai movimenti clandestini dell’antifascismo, tentando con il fratello Luigi di prendere con le armi San Marino con il solo scopo di dimostrare la vitalità dell’antifascismo. Venne arrestato con i congiurati e rinchiuso in manicomio sino alla fine del 1934. Tuttavia nel 1937 divenne professore di Storia delle dottrine politiche all’Università degli Studi di Catania, dove nonostante l’adozione di testi autorizzati dal regime, svolse un’indiretta e sotterranea opera di propaganda contro il regime fascista.
Proprio nel 1940 creò il gruppo Etna che provocò numerosi deragliamenti di treni militari pieni di tedeschi, di armi e munizioni. In particolare da ricordare l’attacco all’aeroporto di Gerbini che portarono alla distruzione di quasi tutti i caccia che bombardarono Malta. Alla fine del 1942 pubblicò, con lo pseudonimo di Mario Turri, l’opuscolo La Sicilia ai siciliani, che fu il manifesto della sua idea di separatismo siciliano.
In quest’opera intrisa del suo idealismo socialista pensò che l’indipendenza siciliana fosse il mezzo per l’emancipazione delle classi popolari. Si pose ,quindi, in netta contrapposizione con il progetto di separazione propugnato dagli agrari che, probabilmente, fu la causa non solo della divisione del movimento indipendentista, ma anche della morte stessa di Canepa.
Nel 1944 divenne partigiano in Toscana nelle Brigate Matteotti, ma ebbe un contrasto con il CLN e il 20 Ottobre 1944 preferì ritornare a Catania, rientrando all’università e riorganizzando L’EVIS con l’acquisto di armi e munizioni. Bisogna dire che non ebbe alcun rapporto con il banditismo, con la mafia e con Salvatore Giuliano, ma capeggiò, invece, un gruppo agguerrito indipendentisti che perseguirono obiettivi di democrazia e di libertà.
Insieme ad Antonino Varvaro, si fece promotore dell’ala sinistra del Movimento Indipendentista Siciliano. Nel febbraio 1945 costituì ,quindi, una forza paramilitare clandestina, l’Esercito volontario per l’indipendenza della Sicilia (EVIS). La mattina del 17 giugno 1945 Canepa fu ucciso in un conflitto a fuoco con i carabinieri, secondo la versione ufficiale per non essersi fermato ad un posto di blocco, in contrada Murazzu Ruttu presso Randazzo, sulla strada statale 120.
Ma le circostanze ancora oggi non sono del tutto chiare e insieme a lui morirono il braccio destro, Carmelo Rosano di 22 anni, e Giuseppe Lo Giudice, di 18 anni. Poco prima di essere ucciso affermò: “La Sicilia di domani sarà quale noi la vogliamo: pacifica, laboriosa, ricca, felice senza tiranni e senza sfruttatori”. Si è fatta strada nel tempo l’idea anche attraverso studi recenti che l’eliminazione di Canepa fu programmata anche con l’apporto di servizi segreti internazionali, perché gli accordi di Yalta stabilirono che la Sicilia (divenne poi con Sigonella piattaforma militare Usa nel mediterraneo) dovesse far parte dell’Italia, pertanto e, quindi, si rese necessario neutralizzare e smantellare i focolai separatisti. Purtroppo un triste destino colpì anche il figlio Antonio Enrico, che è stato negli anni ottanta deputato nazionale e dirigente del Psi, e che morì a soli 43 anni in seguito ad un’overdose.
Sul luogo dell’eccidio sorge un cippo dedicato ai caduti dell’EVIS. Mentre Antonio Canepa è sepolto nel cimitero di Catania, nel viale dei siciliani illustri, accanto a Giovanni Verga e Angelo Musco.