Tutto comincia dal funerale di Vittorio Casamonica, capoclan della famiglia, e dopo quel giorno, il clan diventerà il gruppo più potente della Capitale. Cinque anni fa, sulle note del Padrino che risuonavano altissime fuori dalla chiesa Don Bosco, si celebrò uno dei funerali più sfarzosi e grotteschi della storia; c’era un elicottero dal quale venivano lanciati petali di rosa e il feretro del capoclan venne trasportato da una carrozza trainata da sei cavalli.
Da quel giorno, i Casamonica si erano presentati in tutto il mondo come il clan più potente di Roma. I politici prendono le distanze, ma oggi, nell’inchiesta riguardante la gang della Romanina, vengono riportati risvolti che vedrebbero implicata anche la pubblica amministrazione.
Il funerale, come le feste, in ambito ignorante e gretto, sono sinonimo di soldi e potere; clamore e sfarzo sono un lasciapassare per acquisire predominio, e non è stata solo una dimostrazione di affetto nei confronti del defunto, ma una sottospecie di propaganda internazionale del clan.
Per dare alla città, all’Italia intera e addirittura al mondo la dimensione del potere del clan. Era fondamentale che se ne parlasse, che il nome dei Casamonica diventasse conosciuto da tutti. “L’ostentata visibilità dell’evento – sottolinea il gip – è volutamente organizzata per accrescere il prestigio criminale dell’organizzazione”.
Cinque anni dopo, tra le 467 pagine dell’ordinanza con cui il gip di Roma Zsuzsa Mendola ha disposto gli arresti nei confronti di 20 esponenti della famiglia sinti, emerge un retroscena inedito, su cui la procura sta ancora indagando. Una denuncia sporta pochi giorni dopo la messa-show, riportata in una recente informativa della Squadra Mobile, racconta che i Casamonica, all’epoca, fossero certi che le esequie di Vittorio Casamonica non sarebbero mai state intralciate.
“Abbiamo in mano tutti i politici, tutti gli schieramenti, e ci hanno assicurato che ci faranno celebrare la messa in serenità, dopo averli minacciati di far succedere una guerra e che ci saranno morti per strada”, racconta un super testimone, tra gli invitati alle esequie. Il funerale, in realtà, non era solo un modo per onorare la memoria del defunto, ma era una dimostrazione di potere, un evento organizzato per capire chi sostenesse le famiglia della Romanina, chi fosse disponibile ad alleanze, chi avesse giurato loro vendetta. Tanto che non presenziare alla celebrazione sarebbe stato considerato un affronto.