I due manager tedeschi condannati per il rogo alla Thyssenkrupp di Torino che nel 2007 uccise sette operai, sono in semilibertà. Il provvedimento prevede che i condannati trascorrano la notte in carcere e che di giorno lavorino all’esterno. Sono contemplate anche agevolazioni in materia di socialità all’interno dell’istituto di pena. La semilibertà può essere concessa in presenza di tre requisiti: assenza del pericolo di commissione di reati della stessa indole (in questo caso si tratta di omicidio colposo), assenza del pericolo di fuga, assenza di recidiva. Non si attende la pronta risposta dei parenti delle vittime: “Ci incateneremo a Roma. Andremo a Essen. Qualcosa faremo. Devono dirci come è possibile questa cosa”E’ il primo commento di Rosina Platì, mamma di una delle sette vittime. “Stasera – prosegue la donna -volevamo festeggiare, ma in qualche modo sentivamo che sarebbe arrivata una notizia di questo genere. Adesso basta: ci devono spiegare cosa è successo”. “Hanno giocato troppo con noi -conclude – e non ci fidiamo più di nessuno”. Parole forti, piene di rabbia e bramose di giustizia; giustizia che fino ad oggi non ha ancora fatto il suo corso, secondo i familiari.