Il braccio di ferro, durato sei ore, si è concluso e i Benetton hanno dovuto fare un passo indietro. Conte e i suoi hanno utilizzato fino all’ultimo l’arma della revoca, strategia che ha portato alla conclusione della trattativa. La revoca non ci sarà, almeno per il momento, le condizioni – su cui lavoreranno Mef e ministero dei Trasporti – includono l’ingresso della Cassa depositi e prestiti con l’acquisto della maggioranza, almeno il 51%, manovra che renderà Aspi una public company.
Alle prime luci dell’alba il Cdm dà così il mandato alla Cdp per procedere, entro il 27 di luglio, con l’acquisto di Autostrade, acquisto che dovrebbe portare alla fuoriuscita graduale dei Benetton.
Nel comunicato del Consiglio dei ministri si legge: “Durante la riunione sono state trasmesse da parte di Aspi due nuove proposte transattive, riguardanti, rispettivamente, un nuovo assetto societario di Aspi e nuovi contenuti per la definizione transattiva della controversia. Considerato il loro contenuto, il Consiglio dei ministri ha ritenuto di avviare l’iter previsto dalla legge per la formale definizione della transazione, fermo restando che la rinuncia alla revoca potrà avvenire solo in caso di completamento dell’accordo transattivo. La proposta prevede specifici punti qualificanti riguardo alla transazione e al futuro assetto societario del concessionario”.
Tra i punti della proposta transattiva di Aspi arrivata in Cdm c’è la “rinuncia a tutti i giudizi promossi in relazione alle attività di ricostruzione del ponte Morandi, al sistema tariffario, compresi i giudizi promossi avverso le delibere dell’Autorità di regolazione dei trasporti (ART) e i ricorsi per contestare la legittimità dell’art. 35 del decreto-legge “Milleproroghe””. Inoltre è prevista la “riscrittura delle clausole della convenzione al fine di adeguarle all’articolo 35 del dl “Milleproroghe””, che ha ridotto l’indennizzo in caso di revoca da 23 a 7 miliardi.
I punti salienti della riorganizzazione societaria sono:
- L’immediato passaggio del controllo di ASPI a un soggetto a partecipazione statale (Cassa depositi e prestiti – Cdp)
- La sottoscrizione di un aumento di capitale riservato da parte di Cdp
- L’acquisto di quote partecipative da parte di investitori istituzionali
- La cessione diretta di azioni ASPI a investitori istituzionali di gradimento di Cdp, con l’impegno da parte di Atlantia a non destinare in alcun modo tali risorse alla distribuzione di dividendi
- La scissione proporzionale di Atlantia, con l’uscita di ASPI dal perimetro di Atlantia e la contestuale quotazione di ASPI in Borsa
Gli azionisti di Atlantia valuteranno quanto sia conveniente l’offerta del governo, nel caso in cui il gioco non valga la candela, sono dinon sia conveniente tale accordo Atlantia si dice pronta a vendere il suo 88%, l’intera partecipazione, alla Cassa depositi e prestiti.
Ma la novità che permette alla trattativa di sbloccarsi riguarda l’azionariato: i Benetton danno la disponibilità allo scorporo di Autostrade rispetto ad Atlantia, al contemporaneo ingresso di Cdp in Aspi e alla successiva quotazione in Borsa. Il processo, che secondo fonti di governo si consumerebbe nel giro di sei mesi o un anno, avverrebbe in due fasi: nella prima Cdp entrerebbe con il 51% e ci sarebbe lo scorporo che porterebbe il peso della famiglia Benetton tra il 10 e il 12%, soglia sotto la quale non si entra in Cda; nella seconda ci sarebbe la quotazione in che dovrebbe portare a una società con un azionariato diffuso alto, fino al 50%, in cui potrebbero entrare nuovi soci, con un’operazione di mercato, abbassando ulteriormente il peso della famiglia Benetton.
I ministri Roberto Gualtieri, Economia, e Paola De Micheli, Infrastrutture, dovranno definire gli ultimi dettagli dell’operazione. Intanto la trattativa all’interno della maggioranza è servita a separare ancora di più la maggioranza, Iv non nasconde il suo dissenso e il M5S è una bomba che sta per scoppiare. Conte e anche i Cinque stelle, per la parte dell’assetto societario, si dichiarano subito insoddisfatti: l’uscita graduale di Benetton richiederà una negoziazione dai tempi troppo lunghi, secondo fonti pentastellate.
All’interno della maggioranza, soprattutto per quanto riguarda Iv e pentastellati, c’è disaccordo quasi su tutto. Italia Viva rallenta qualsiasi operazione, i pentastellati attaccano briga quasi su tutto; e Conte, ancora una volta, è chiamato a fare gli straordinari tirando le briglie per tenere a bada un governo che oramai ha solo una cosa in comune, l’odio nei confronti di Salvini. Quando quest’odio sarà minore rispetto all’odio dei cinquestelle sarà allora che Renzi, per un capriccio qualsiasi dei suoi, sarà pronto a sfasciare l’alleanza e a mandare a casa il governo.
Conte si gioca molta della sua credibilità in questa trattativa e se il suo governo dovesse metterlo in condizione di fallire, sarebbe una sconfitta per tutti gli italiani.