Di fronte a una tragedia umana che colpisce chi ci è caro, è sempre difficile esporre con distacco e giudizio i vizi e le omissioni che vi hanno concorso.
Domenica 19 luglio, ricorrenza in sé già carica di un dramma che ha sconvolto il Paese nel 1992 e lo continua a tenere prigioniero, a Villasimius un ragazzo di ventuno anni ha perso la vita.
Edoardo Visconti rientrando a casa dopo esser uscito da una discoteca ha perso la vita, travolto da un auto mentre percorreva il ciglio di una ex strada provinciale senza spazi per i pedoni.
Saranno le indagini a scoprire i fatti che hanno determinato la morte di Edoardo, ma vi sono dei punti che riguardano la sicurezza per le persone, di cui la responsabilità oggettiva è dell’amministrazione pubblica.
Responsabilità che non sono mai evidenziate e soprattutto perseguite, nelle molteplici e numerose condizioni in cui in tanti altri comuni della Regione, attività commerciali o turistiche sono innestate in un territorio non preposto o predisposto.
L’anno scorso, un quindicenne, Matteo Fabbrocile, è stato travolto da un auto in una strada comunale di Quartu S.E., dopo esser sceso dall’autobus del CTM a una fermata che, oltre alla palina di segnalazione, non presentava nessuno spazio tecnico per poter esser definita tale.
Nello stessa viale Marconi a Quartu S.E. di fronte al complesso le Vele, la situazione è analoga, come altresì non esistono spazi percorribili e sicuri lungo la strada statale che conduce a S. Margherita di Pula, di fronte al Forte Village, nella strada della morte qual è viale della Regione Autonoma della Sardegna a Quartu S.E,come in numerosi altri ambiti similari.
Le attività commerciali e turistiche che sorgono lungo queste strade sono soggette agli oneri di apertura, ai vincoli paesaggistici e di esercizio, con un impegno finanziario non indifferente, cui puntualmente le amministrazioni locali, provinciali e statali si limitano a esercitare la riscossione dei tributi.
Per contro latitano sul piano della sicurezza con cui tali attività influiscono sul tracciato esistente.
Vengono realizzate piste ciclabili non in sicurezza, ma volte alle esigenze di utilizzo dei fondi europei messi a disposizione, e per cui sarebbe opportuno che la sonnecchiante Corte dei Conti, svolgesse indagini di approfondimento.
Le molteplici attività turistiche, i villaggi e le abitazioni sorte ovunque lungo le coste dell’Isola e al suo interno, salvo eccezioni non casuali, sono sempre impossibilitate dall’essere raggiunte in sicurezza dalle persone che intendono muoversi a piedi.
Il nostro territorio Regionale presenta una pianificazione simile a quelle di un Paese in via di sviluppo, abusato dalle dittature corrotte.
Nessuno di noi può ritenersi estraneo a quanto è accaduto a Edoardo, come alle tante persone che sono morte lungo le strade della Regione che congiungono i centri abitati a delle attività commerciali o di svago.
Luoghi per cui non si è avuta la stesura e la realizzazione di una viabilità sicura per le auto e soprattutto per le persone.
Nessun amministratore pubblico, che svolge le sue mansioni politiche o tecniche troppo spesso in modo imperativo e consociativo, deve essere scagionato da queste responsabilità, la cui indifferenza conduce alla morte decine di persone ogni anno.
Non è stata una fatalità a determinare la morte di Edoardo, ma l’assenza di una condizione primaria di sicurezza, che prescinde dall’errore umano, cui la totale responsabilità è di chi ha consentito e consente, l’esercizio di attività in un contesto viario non sicuro per le persone e per gli automezzi.
Non stiamo parlando di casualità, ma di un costante e perdurante rischio che, inevitabilmente si traduce in tragedia, come quella che ha colpito Edoardo, Matteo, le tante innumerevoli vittime e le loro famiglie.
Non siamo governati da incapaci, ma da irresponsabili che agiscono in funzione di personali tornaconti politici e troppo spesso economici, come nei casi di esplicita corruzione.
Edoardo è stata l’ultima vittima in ordine di tempo, causata da inadempienze congenite, assunte a normalità dai cittadini che consentono questo disastroso esercizio amministrativo.
Il 17 settembre dell’anno scorso Matteo è stata la vittima di altrettanta inadempienza su una strada di Quartu S.E..
Ma nessuno dopo l’evento ha realizzato un qualche cosa che sia in grado di prevenire e evitare un’analoga disgrazia, come non crediamo avvenga neppure dopo questa ennesima morte a Villasimius.
Per questo non è sufficiente piangere Edoardo oggi, ma far si che questa tragedia si traduca in un cartello umano di civiltà, attraverso cui impedire che altre simili tragedie si compiano.
Dobbiamo civilmente inchiodare le amministrazioni pubbliche alle loro responsabilità, affinché vengano messe in sicurezza le strade e i luoghi come quello che hanno favorito, se non determinato, la sua morte.
Tragedie che non possono essere catalogate come omicidio stradale, ma un vero e proprio omicidio preterintenzionale causato dalle inadempienze, cui le amministrazioni pubbliche sono responsabili, sul piano oggettivo e vieppiù, su quello morale.