Nel 1992 l’Italia visse un “terremoto” che portò il Paese sull’orlo di un baratro da cui si rialzò a fatica e ferita. Dalle stragi di mafia, con le morti di due valorosi giudici quali furono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e di cui ancora oggi non si conosce tutta la verità, alla tangentopoli che sconvolsero una Repubblica traballante e malmessa, turbando la coscienza civile di una Nazione che con difficoltà riuscì a superare il trauma.
Fu certamente vero che un’intera classe politica venne messa in ginocchio e sostanzialmente deposta dalle stanze dei bottoni. Improvvisamente si scoprì che in Italia vigeva la corruzione e, soprattutto, che vi era un finanziamento illecito dei partiti. Un vera e propria ipocrisia che il sistema politico conosceva sin troppo bene e che aveva rimosso per carità di patria mantenendo in piedi i partiti storici ormai in profonda crisi di credibilità e idee. Un Paese il nostro relegato a non avere alternative nel governo, con una sinistra da sempre divisa in cui il PSI stava al governo e un Pci/ PDS all’opposizione che faceva da sempre la guerra ai socialisti, rei di pretendere l’autonomia riformista. Neanche il crollo del comunismo nei paesi dell’Est aveva reso i suoi eredi italiani più consapevoli del loro fallimento storico. In realtà sia Achille Occhetto che Massimo D’Alema continuavano a vantare una superiorità politica e morale che francamente non solo non meritavano ma che era semplicemente grottesca.
Il partito comunista dell’occidente, compreso quello di Berlinguer, non è mai riuscito a Governare il Paese tranne alla fine degli anni settanta la breve stagione della solidarietà nazionale. Il Pci era passato dal comunismo leninista a una sorta di ibrida, confusa e pasticciata socialdemocrazia, poiché per questi dirigenti post comunisti la parola socialista era una parola tabù da non pronunciare. Per cui, dopo la svolta della Bolognina, si coniò il nome di Partito Democratico della Sinistra. Un partito democratico e progressista, come era stato il PSI, partito politico che si stava dissolvendo e di cui forse Occhetto e D’Alema non vedevano l’ora di sbarazzarsi e prendere il posto, cercando di mettere insieme la parte minoritaria dei socialisti massimalisti con la parte moderata dell’ormai ex partito comunista, formando un grande contenitore di stampo vagamente socialdemocratico europeo.
Uno dei passi più importanti del PDS, appunto, prevedeva l’ingresso nell’Internazionale Socialista, con la raccomandazione che il “nemico giurato” Bettino Craxi fece per garantire per il nuovo partito guidato da Occhetto di fare parte della famiglia Partito Socialista Europeo.
Ma nello stesso periodo storico, la magistratura si stava muovendo con inchieste che destabilizzavano i partiti governativi tradizionali, DC, PSI, PLI, PSDI e PRI e che erano formazioni politiche da tanti anni al Governo che potevano sicuramente avere scheletri negli armadi e problemi morali. Pareva, inoltre, dominante nella vita politica italiana una particolare ed eccessiva ossessione verso Bettino Craxi, il leader del PSI. Questa ossessione si configurava in una campagna mediatica ben orchestrata e ha largamente prevalso al punto da addebitare al leader socialista tutti i mali del paese e, ancora oggi, da parte di alcune formazioni politiche, si continua a sostenere, senza nessun fondamento, per esempio, che la situazione debitoria del nostro Paese è stata causata da Craxi e dal suo governo.
Nel 1992 avvenne l’enorme balzo avanti della Lega di Umberto Bossi, che passò dallo 0,7% a quasi il 9%, che divenne il partito anti-sistema, agguerrita e aggressiva formazione politica che si batteva contro la DC e PSI. Dopo le elezioni si mise in moto l’idea di una grande intesa tra PSI, DC e PDS di cui, il promotore pareva essere Claudio Martelli, che pensava di unificare tutti i progressisti in una formazione parlamentare trasversale anche con la sinistra DC e i due partiti socialdemocratici rappresentati dal PDS e dal PSI. Questo accordo avrebbe dovuto far uscire l’Italia dalla crisi economica e contrastato i partiti anti-sistema come poteva essere considerata la Lega.
L’accordo naturalmente non si fece, specialmente per i grandi attacchi, sia Occhetto che D’Alema portarono con la solita violenza verbale verso Bettino Craxi. Il PDS aspirava alla solita logica di egemonia e voleva prendere il Governo da solo, presentandosi come partito nuovo, fuori dai giochi di potere e ormai svincolato dagli orrori del comunismo sovietico, con cui non si riconosceva più. Una revisione postuma e poco credibile, dato che l’URSS non esisteva più ma, soprattutto, si cercava di modificare a tutto campo il livello ideologico, aprendo il partito ai moderati e, soprattutto, agli artigiani, ai ceti medi cominciando a distanziarsi dalla tradizionale configurazione sociale del partito dei lavoratori.
Ancora oggi si discetta e si concorda sul fatto che la nascita della Seconda Repubblica non sia stata in grado di risolvere i problemi causati dalla Prima repubblica, e, neanche, di riportare il Paese vicino al benessere conseguito negli anni ’80. Il tentativo di dare la colpa del disastro italiano sul piano storico a una persona sola è ampiamente fallito e anche se poteva apparire la scelta più semplice quella del capro espiatorio, non era, comunque, quella più veritiera.
In Italia si fa sempre leva sulle emozioni mettendo in soffitta la ragione. Questo tipo di agire politico senza dubbio produce voti e consensi nel breve periodo ma, nel lungo periodo, non paga e, soprattutto, non risolve i problemi, anzi li aggrava e li incancrenisce.