Le vicende storiche spesso ci stupiscono e ci sembrano apparentemente incomprensibili ma andando al di là delle apparenze e superficialità tutto risponde ad una logica. Un caso a portata di mano è l’anniversario dalla morte sulla sedia elettrica di Sacco e Vanzetti negli Stati Uniti, i due anarchici italiani accusati ingiustamente di una rapina finita male. Infatti si è scoperto da diversi anni con documenti e libri che il regime fascista tentò di farli liberare chiedendo la grazia per i due “sovversivi”.
Mussolini si mosse con decisione e solerzia per salvare la vita dei due anarchici nonostante in Italia iniziava una dura repressione e il pugno duro contro qualsiasi oppositore e poi nel 1926 con la proclamazioni delle leggi speciali e liberticide. Ormai si ha piena consapevolezza che questo dei due italiani condannati morte fu un caso clamoroso e drammatico di malagiustizia degli Usa, ma non ci si è mai soffermati sul ruolo che un regime fascista agli esordi svolse nel tentativo di evitare la sedia elettrica ai due immigrati.
Eppure documenti e studi mostrano con evidenza che Mussolini affrontò il caso di Sacco e Vanzetti per tentare di salvarli dalla pena di morte e che il Duce ereditò il caso scottante dai precedenti governi visto che il fatto avvenne nell’aprile 1920. Fu in quell’anno che due ladri fecero irruzione alla Slater-Morrill Shoe Company, un calzaturificio situato a Braintree, un sobborgo di Boston.
La rapina finì male: il cassiere della ditta, Frederick Parmenter, e una guardia di sicurezza, l’italoamericano Alessandro Berardelli, vengono uccisi. La polizia credette di trovare i colpevoli e, dopo qualche settimana, due italiani immigrati vennero incarcerati perché trovati in possesso di una rivoltella. I due incriminati furono il foggiano Nicola Sacco e il cuneese Bartolomeo Vanzetti.
In quel tempo la minoranza italiana insieme agli afroamericani venne duramente discriminata negli Usa, e in più vi fu l’aggravante che si trattava anche di due anarchici. Negli Usa vi fu la Red Scare, la “paura rossa” che portò a un’ondata di anti-comunismo in tutto il Paese. Nello Stato del Massachusetts che fu teatro dei fatti si portarono alla sbarra i due italiani nonostante il quadro indiziario fosse labile e inconsistente.
Vi fu un’ondata di proteste in tutto il mondo contro quella che sembrò sin dall’inizio una persecuzione giudiziaria. Mentre l’iter processuale procedette stancamente di udienza in udienza e, così, nel frattempo in Italia il fascismo salì al potere.
Nel 1922, infatti, Mussolini divenne presidente del Consiglio e prese conoscenza del lavoro diplomatico di un anno e mezzo già avviato dai precedenti governi sul caso di Sacco e Vanzetti.
Gli storici che hanno ricostruito i fatti indugiano nel pensare che Mussolini si mostrò sensibile poiché da giovane fu simpatizzante degli anarco sindacalisti più che legato al socialismo massimalista o riformista, nonostante la sua adesione al PSI. Il suo socialismo fu sempre stato venato e impregnato di spirito bakuniniano, lesse e ammiro’ George Sorel, tradusse Kropotkin e letto Stirner.
Poi Errico Malatesta, il capo degli anarchici italiani, ebbe sempre stima per Mussolini anche quando divenne fascista. Secondo gli storici la sola ragion di stato non bastò a spiegare perché Mussolini, anche mentre usava la mano pesante sugli anarchici in Italia, mise a dura prova la sua credibilità ideologica di fascista e a grave rischio il suo prestigio facendo appelli personali a favore di Sacco e Vanzetti.
Un altro motivo potrebbe essere stato un realismo politico di Mussolini che lo animò. L’Italia aspirava ad essere una potenza emergente internazionale poiché Inghilterra e Francia la esclusero dal tavolo dei grandi a Versailles. Così il Duce pensò che con l’America potesse andare meglio anche perché è notorio che gli americani non disdegnarono una simpatia e un certo interesse al fascismo.
In America nel 1933, il documentario Mussolini Speaks ottenne incassi record. Poi vi furono i debiti di guerra del primo conflitto mondiale e proprio negli anni ’20, Roma fu impegnata in una difficile trattativa per ottenere condizioni favorevoli dai creditori americani. Mussolini ebbe a dire : “Non sono più il capo di governo che, tra il 1925 e il 1927, doveva limitarsi a reclamare la salvezza di Sacco e Vanzetti. Non ho più creditori americani che impongono l’esaudimento dei loro voleri”.
Nonostante tutti questi limiti oggettivi, l’azione mussoliniana in favore dei due connazionali fu intensa e costante negli anni. Le continue pressioni sulle autorità Usa ci furono e risultarono documentate. Naturalmente vi furono manifestazioni anarchiche per i due detenuti, che politicizzavano la questione e irritavano le autorità americane. Non solo proteste pacifiche e, persino, nel settembre 1920 esplose una bomba anarchica a Wall Street provocando 33 morti e 200 feriti.
Mussolini scrisse un telegramma finale chiaro e lampante nel luglio del 1927 al governatore del Massachusetts su questa vicenda: “Non credo che grazia significherebbe trionfo dei sovversivi mentre è ormai sicuro che l’esecuzione di Sacco e Vanzetti darebbe motivo a vasta e continua agitazione sovversiva in tutto il mondo”.
Tuttavia fu tutto inutile perché il 23 agosto 1927, dopo sette anni di udienze, “Nick e Bart” morirono sulla sedia elettrica a distanza di sette minuti l’uno dall’altro, con la sola colpa, probabilmente, di essere italiani e anarchici.