L’Europa “matrigna” sembra un pallido ricordo e ora la sua natura benigna sembra riaffiorare in tutti gli ambiti. Quello della difesa dei diritti civili e umani, della democrazia liberale è sicuramente tra i più importanti in cui si è mossa l’Europa con una coerenza che certamente si rafforza e che non è mai venuta meno. Su questi aspetti abbiamo sentito Salvo Andò, che ha dedicato molte riflessioni approfondite su temi delle libertà e continua a seguire con attenzione l’evoluzione della politica nel nostro continente
Mi sembra un fatto di notevole importanza che l’Ue abbia deciso di adottare delle sanzioni contro la Russia per il caso Navalny e contro la Bielorussia a seguito delle manipolazioni elettorali che ha condotto alla brutale repressione delle pacifiche manifestazioni di protesta da parte di Lukashenko. In tal senso l’Europa oggi certamente ridiventa il continente dei diritti, dopo che per tanti anni subiva passivamente i ricatti degli stati membri che sperimentavano forme di democrazia illiberale e che subivano l’aggressività espansionistica della Russia protesa a ripristinare una propria area di influenza proprio ai danni dell’Ue . Oggi l’Europa finalmente si risveglia e ritorna ad essere il baluardo dei diritti umani, dello stato di diritto che assume il forte significato di un rassicurante messaggio ai popoli del continente sulla intangibilità dei valori fondativi del processo di integrazione della comunità Europea.
Su questi punti che descrivi non pare esserci più nessuna divisione e neanche dei distinguo che erano frutto di convenienze o opportunismi.
Appunto su questa linea tracciata ci si muove all’unanimità e le decisioni che sono state assunte nei giorni scorsi mostrano con chiarezza ai tanti movimenti e partiti dissidenti dei paesi ove si sono reinsediate le dittature che l’Ue c’è, ed adesso non intende più chiudere gli occhi, anzi è disposta con tutti i mezzi a combatterle.
L’Europa che si è schierata dalla parte di chi rischia la vita per denunciare al mondo i crimini commessi dalle “democrature” con questa posizione nuova intende predicare la democrazia e nel contempo promuovere e amplificare concretamente un’azione di denuncia e di contrasto che difenda le libertà politiche laddove esse sono negate.
La Russia è la nazione principale che ha instaurato la più potente e organizzata “democratura” che ha riaffermato la lunga tradizione di dispotismo bieco e repressivo di questo Stato che non ha mai conosciuto autentiche libertà democratiche.
Risulta ampiamente provato che i servizi segreti russi da lungo tempo hanno riesumato metodi tipici dello stalinismo per reprimere e liquidare ogni forma di opposizione politica a Putin, che evidentemente si sente minacciato dalle proteste popolari. Il regime combatte i suoi oppositori usando gli stessi metodi e argomenti con cui la nomenklatura comunista sovietica bollava il dissenso. Ritornano in voga, quindi, per chi dissente le espressioni di “traditori” , o,spesso, chi si oppone viene accusato di essere al soldo di potenze straniere che avrebbero interesse a fermare la poderosa crescita economica e politica della Russia. Ma non si usa solo la collaudata tecnica della diffamazione e, difatti, a chi è stato costretto all’esilio viene riservato dai servizi segreti la persecuzione e viene seguito da una rete di spie con il precipuo scopo di eliminare fisicamente gli avversari politici di Putin , e ,per questo fine, vi è persino la copertura delle ambasciate nei diversi Paesi.
Si ripete una storia nefasta di persecuzioni tipiche delle dittature comuniste più efferate che dovevano a tutti costi puntare al delitto nascondendo le mani di chi lo commetteva.
Ancora a trent’anni dalla caduta dei muri si deve assistere all’eliminazione dei dissidenti politici,negli stessi luoghi e con gli stessi metodi usati per tanti decenni dal KGB. In quell’epoca i protagonisti del dissenso ebbero solidarietà da tutto il mondo che influirono positivamente sul processo di delegittimazione dei regimi comunisti e sulla loro successiva implosione e l’Europa dimostrò sempre grande fermezza e determinazione. L’Italia si segnalò in prima linea nella difesa dei leader del dissenso diffondendo e proteggendo in tutti i modi possibili le loro idee. Da questo punto di vista va senz’altro ricordata la biennale del dissenso di Venezia che fu voluta da Carlo Ripa di Meana e sostenuta con convinzione da Bettino Craxi , che si svolse nel 1977 e che Mosca fece di tutto per bloccare.
Il Partito Comunista Italiano fu tiepido anzi criticò aspramente il contenuto della mostra con i suoi influencer opinionisti e con gli intellettuali organici del proprio apparato.
Quella iniziativa ,infatti ,rappresentò il primo vero atto di sostegno politico e culturale che venne compiuto nei confronti di chi era perseguitato al di là della cortina di ferro per le proprie idee. Oltre tutto mise in evidenza quanto ampia, consistente e rilevante culturalmente fosse l’opposizione al regime sovietico. Non possiamo certamente dimenticare in quella circostanza gli ostacoli e gli impedimenti che furono frapposti dal mondo culturale italiano e dalle grandi imprese impegnate ad operare in Unione Sovietica . Fu poi clamorosa l’elezione, nel 1979 ,al Parlamento europeo nelle liste socialiste di Jiri Pelikan ,una figura simbolo e di spicco della Primavera di Praga, che Craxi candidò perché nell’assemblea rappresentativa più importante del popolo europeo in modo che fosse visibile la presenza prestigiosa e autorevole di quel mondo del dissenso che non poteva essere abbandonato al proprio destino. La posizione assunta dall’Ue che difende i diritti umani contro i regimi dittatoriali-e quello di Putin senza nessun dubbio lo è-rappresenta un segnale di vitalità e di forza dell’UE e diviene anche un monito perentorio rivolto a chi pensa nel nome della realpolitik che, in un mondo caotico e impoverito dal covid, sia del tutto legittimo e giustificato anteporre il buon fine degli scambi economici alla tutela dei diritti di libertà.